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La capsulite adesiva della spalla è nota comunemente con il termine di spalla congelata (“frozen shoulder”) o capsulite retrattile.

E’ una patologia infiammatoria della capsula articolare che determina un’alterazione della qualità e consistenza della capsula stessa che si ispessisce perdendo la sua naturale elasticità. La capsula diviene anelastica e rigida  determinando una progressiva perdita di articolarità e progressiva comparsa di dolore alla spalla. Solitamente il quadro clinico regredisce spontaneamente in 6-8 mesi ma non è infrequente osservare guarigioni anche dopo 1-2 anni e, talora, persistenza di rigidità permanente.

 

La patologia colpisce il 2-3% della popolazione e più frequentemente le donne (2:1) in una fascia di età compresa tra i 35 e i 55 anni.

La capsulite adesiva si manifesta solitamente in maniera progressiva e si sviluppa in tre fasi:

Prima fase: fase dolorosa

Nella prima fase è caratteristico il dolore che può essere più o meno intenso e può peggiorare più o meno rapidamente in settimane o mesi. In questa fase iniziale non è ancora ben evidente la perdita dell’articolarità tipica della patologia.

Seconda fase: spalla congelata

Il dolore, sempre presente, può peggiorare di notte e in alcuni pazienti può risultare particolarmente intenso. Tale dolore può rispondere poco sia agli antiinfiammatori che agli analgesici. Solamente una terapia cortisonica per via orale o meglio un ciclo di 2-3 infiltrazioni di cortisonico intra-articolari può alleviare il dolore. La perdita dell’articolarità è dovuta alla grave retrazione capsulare sia della parte anteriore che di quella ascellare della capsula. Questo è lo stadio in cui la perdita di articolarità raggiunge il massimo livello. Il paziente può avere difficoltà nell’esecuzione delle attività quotidiane e attua spesso dei “compensi” con l’articolazione scapolo-toracica; talora compare anche un dolore alla muscolatura paravertebrale cervicale e lungo i muscoli trapezi. Tale fase dura in media 4-6 mesi.

 

Terza fase: scongelamento (“thawing”)

Inizialmente la spalla è ancora congelata ma meno o non dolorosa e la fisioterapia può essere più aggressiva. L’incremento della fisioterapia unitamente ad una progressiva riduzione dell’infiammazione porta ad un recupero progressivo dell’articolarità.  Il movimento della spalla migliora lentamente durante la fase di “disgelo” fino al recupero che può essere totale o solo parziale. Questa fase può durare dai 6 mesi ai 2 anni.

 

Cause

L’eziologia di questa patologia è sconosciuta. Di solito la si osserva senza una relazione con un trauma anche se nel 30% dei pazienti è descritta come “primum movens”  di un trauma minore non trattato.

E’ invece descritta come più alta sia l’incidenza di questa patologia nei pazienti diabetici che nei pazienti affetti da malattie metaboliche come l’iper/ipotiroidismo e  malattie autoimmuni.

Sintomatologia

Fra i sintomi e i segni clinici si riscontrano dolore e impedimento dei normali movimenti della spalla che non riesce più a superare la testa.

Il dolore è più intenso al risveglio e al mattino può irradiarsi anche al braccio.

Diagnosi

L’esame fisico è solitamente sufficiente per effettuare la diagnosi di capsulite adesiva. Il medico verifica la mobilità dell’articolazione e l’impossibilità di compiere determinati movimenti. La Risonanza Magnetica Nucleare (m.d.c)  e la Radiografia possono essere utili a escludere che i sintomi derivino da condizioni differenti.

Terapia

Il trattamento di questa patologia si concentra sulla riduzione del dolore e sul recupero dell’ articolarità.

Purtroppo si tratta di una patologia i cui tempi di recupero sono lunghi e per la quale è difficile valutare pro e contro dei vari trattamenti.
Fra le opzioni terapeutiche troviamo:

  • Terapia farmacologica con antiinfiammatori, analgesici, miorilassanti, talora ansiolitici + fisioterapia;
  • Iniezioni intra-articolari di corticosteroidi al fine di alleviare il dolore, ridurre l’infiammazione della capsula e, quindi, migliorare l’articolarità;
  • Intervento chirurgico in artroscopia, nel caso in cui l’ortopedico giudichi che la rimozione di parte del tessuto capsulare possa essere d’aiuto. Bisogna spiegare al paziente come la procedura chirurgica deve essere considerata come ultimo “step” e che talora non porta a sensibile miglioramento.