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La periartrite calcifica della spalla è una condizione patologica caratterizzata dalla formazione di depositi di calcio (pirofosfato di calcio) nei tendini della spalla.

 

La sua incidenza è abbastanza frequente: il 2,5% della popolazione ne soffre e questa percentuale raggiunge il 7% nei casi di spalle dolorose. Colpisce maggiormente gli individui tra i 30-60 anni  e le donne più degli uomini. Talora può essere presente bilateralmente.

 

Questa patologia viene riscontrata più frequentemente nel sovraspinato (50-90%) e talora nel sottoscapolare (3%). In alcuni casi decorre asintomatica e si risolve da sola.

 

Cause

La prima teoria sostiene che le calcificazioni si formino in un’area definita “area critica” in cui i tendini sono degenerati: è la zona in cui il sovraspinato si inserisce al trochite omerale dove, a causa di un’alterata circolazione sanguigna, si verificano variazioni del pH che fanno precipitare i cristalli di pirofosfato di calcio.

Secondo altre teorie proposte negli ultimi anni la responsabile della periartrite calcifica della spalla sarebbe una predisposizione genetica che favorirebbe la liberazione di agenti chimici che, a loro volta, farebbero depositare il calcio e provocherebbero la produzione di agenti infiammatori.

SINTOMATOLOGIA

Il sintomo principale è il dolore che risulta essere più intenso durante la notte: è irradiato al braccio omolaterale e si accentua con l’estensione dell’avambraccio; talora risulta irradiato alla regione cervicale.

Al dolore si accompagna un’impotenza funzionale, talvolta totale, che è in rapporto al dolore stesso.

 

La fase acuta solitamente dura da 1 a 5 settimane: in questa fase il dolore è intenso e porta alla perdita del movimento della spalla.

 

La fase cronica può durare diversi mesi con dolore più o meno intenso e intermittente ma è decisamente inferiore a quello della fase acuta.

La fase cronica è caratterizzata da periodi di dolore alternati a periodi di completo benessere; dura da un minimo di 1-2 mesi fino a 6 mesi.

DIAGNOSI

Il deposito di calcio può essere osservato dalla semplice radiografia che include RX A-P, con intra-extrarotazione, scapolare Y e ascellare. Queste proiezioni sono in grado di localizzare il deposito e identificare il tendine interessato.

L’ecografia è fondamentale per la conferma e per verificare lo stato dei tendini. Risulta altresì utile la risonanza magnetica nucleare.

TERAPIA

La scelta del trattamento deve essere personalizzata in base alla storia clinica, al riscontro radiologico e all’evoluzione nel tempo. Spesso i  depositi di calcio regrediscono e tendono a scomparire nel tempo ma nel 38% dei casi ciò non avviene. In particolare, le calcificazioni mediali e anteriori hanno meno tendenza al riassorbimento. La persistenza della calcificazione porta inevitabilmente all’indebolimento e alla destrutturazione del tendine colpito fino a determinarne la rottura.

Terapia infiltrativa + FKT

Un trattamento di 2-3 infiltrazioni con cortisonico + FANS (antiinfiammatorio) risulta utile per ridurre il dolore intenso. Talora il trattamento infiltrativo seguito da un percorso fisioterapico porta alla risoluzione dei sintomi.

 

Onde d’urto

Il trattamento con onde d’urto talvolta può portare a un riduzione del dolore e a un miglioramento della funzione. Non è standardizzato quale sia il numero corretto di sedute,  il dosaggio ottimale di energia e l’intervallo dei trattamenti. Tale trattamento è preferibile per le calcificazioni unifocali, meglio se sul sovraspinato e sottoscapolare in quanto facilmente raggiungibili.

 

Lavaggio ecoguidato

Questa procedura porta allo svuotamento del deposito attraverso una sua perforazione con ago da spinale; può essere condotta in ambulatorio o in sala operatoria. È un trattamento indicato nelle spalle dolorose con calcificazioni in fase di riassorbimento per ridurre la pressione intratendinea.

Artroscopia di spalla

È indicata nei pazienti con dolore persistente che interferisce con le attivita’ quotidiane, con il tono dell’umore e nei pazienti che non hanno avuto alcun beneficio dal trattamento fisioterapico.

È particolarmente utile nelle calcificazioni di consistenza dura che provocano impingement (sfregamento)  con l’acromion durante il movimento.

Durante l’intervento chirurgico lo scopo e’ quello di individuare la calcificazione e svuotarla e/o asportarla.

Se dopo l’asportazione della calcificazione si dovesse osservare (come spesso accade) una zona di rottura o di critico assottigliamento del tendine coinvolto, si procede alla sutura della stesso a mezzo di una vite in titanio e suture non riassorbibili.

Il decorso post-operatorio è variabile: nel caso in cui si ottenga lo svuotamento senza sutura del tendine, la dimissione sara’ il giorno successivo e non e’ richiesto l’uso di un tutore di spalla ma solo un reggibraccio per 4-5 gg. In questo caso la fisioterapia sara’ iniziata da subito con mobilizzazione attiva e passiva e dopo 10 giorni esercizi in acqua.

Nel caso in cui si debba procedere alla sutura di cuffia, la dimissione avverra’ sempre il giorno successivo ma verra’ posizionato un tutore di spalla per 21 giorni.

La fisioterapia comincerà quindi successivamente a questo periodo e prevede un ciclo di circa 20 sedute di mobilizzazione attiva e passiva.